Giornata di studio

Cadenze sospese

1 giugno 2024 | Attorno a grandi musiche “incompiute”, nel centenario dalla scomparsa di Giacomo Puccini (1858-1924) e Ferruccio Busoni (1866-1924)

Convegno a cura di Piero Mioli
Sala Mozart, via Guerrazzi 13

Programma
ore 10:00 - 13:00 
Introduce e coordina il curatore e Consigliere d’Arte Piero Mioli

Matteo Messori: Bach, Die Kunst der Fugue
Francesco Attardi: Mozart, Requiem  
Guido Giannuzzi:
Beethoven, Sinfonia n. 10 
Fabrizio Dorsi:
Schubert, Sinfonia n. 8 “Incompiuta”
Antonio Castronuovo: Musorgskij, Chovànsčina

ore 15:00 - 18:00
Saluta e coordina il Presidente dell’Accademia Loris Azzaroni

Adele Boghetich - Nicola Guerini: Mahler, Sinfonia n. 10
Emanuele d'Angelo: Boito, Nerone
Gabriella Ravenni Biagi: Puccini, Turandot
Marco Vincenzi: Busoni, Doktor Faust
Daniela Iotti: Berg, Lulu

L’ingresso al convegno è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Come conciliare i due grandi centenari musicali del 2024? Sia Giacomo Puccini (1858-1924) che Ferruccio Busoni (1866-1924) hanno lasciato opere incompiute: ecco un trait-d’union, e quasi di conseguenza uno spunto tematico che permette al 24° convegno dell’Accademia Filarmonica di spaziare nelle lande sconfinate della musica d’arte. Si tratta, al solito, di dieci relazioni, ma laboriosamente ramificate a comprendere numerosi casi di opere incompiute. Incompiute perché? Per decesso, per pigrizia, per disinteresse, per cambiamento di progetto, magari anche per svolta estetica: comunque sia, il discorso avrà anche profondi riflessi umani.


Piero Mioli

27 maggio 2023 | In occasione del 150° dalla scomparsa di Alessandro Manzoni | Convegno a cura di Piero Mioli
Sala Mozart, via Guerrazzi 13

Programma
ore 10:00 - 13:00 
Introduce e coordina il curatore e Consigliere d’Arte Piero Mioli

Alfredo Cottignoli: L’eticità del teatro e del romanzo nella riflessione teorica del caposcuola romantico Manzoni
Bruno Gallotta: Manzoni e la musica 
Emanuele D’Angelo: I promessi sposi e quei libretti che forse non s’avevano da fare 
Elisabetta Fava: Musiche romantiche per I promessi sposi
Francesco Bissoli: Ardore patriottico e virtuosismo canoro nell’Adelchi di Giuseppe Apolloni

ore 15:00 - 18:00
Saluta e coordina il Presidente dell’Accademia Loris Azzaroni

Virginia Guastella: Musica applicata ai Promessi sposi: forme e contenuti
Francesco Cento: Di cappa e di spada. I romanzi di Grossi e Guerrazzi nell’opera italiana
Gaia Varon: Dalla prosa di Cantù e D’Azeglio al canto dell’opera romantica
Lorenzo Tozzi: Quando il romanzo si mette in ballo
Fabio Vittorini: Il romanzo all’opera: narrativa straniera e melodramma italiano d’Ottocento


Lo specchio della musica

Capitano, i centenari (interi o doppi o mezzi non importa), e perché non servirsene? Male che vada, un argomento vale l’altro: e allora sia buono quel tema di studio, di ricerca, finalmente di convegno e pubblicazione che trova spunto in un ricordo d’origine così semplice. Negli ultimi anni e lustri l’Accademia Filarmonica si è ricordata di Beethoven, Berlioz, Rossini, Verdi, Wagner, Strauss, Mahler (e altri grandi nomi), ma anche di un poeta come Carducci nelle sue rifrazioni musicali e di un movimento come il Neoclassicismo inteso fra lettere, arti e musiche. Cade il 150° dalla morte del Manzoni, e non è il caso di ricordarsene analogamente? Lasciamo stare Rossini in sé, si disse nel 2018, e mettiamoci all’inseguimento testuale dello Stabat Mater prima e dopo il fatidico 1842 dell’esordio italiano dell’opera sua. E oggi, mentre il mondo della cultura ritorna sulla figura e sull’opera imperitura di Alessandro Manzoni (1785-1873), proveremo a frugare nei suoi scritti estetici e nei suoi vasti, poco esplorati dintorni extra-letterari, musicali appunto, meglio storico-musicali. In breve, come segue.
Romanzo storico, così si definisce il capolavoro narrativo; e tragedie storiche vogliono le due opere, se non sceniche, certo teatrali: donde subito, nell’Ottocento italiano, alcuni melodrammi intitolati I promessi sposi e Adelchi. Dopo un doveroso approccio di carattere poetico-estetico, fra il pensiero del Romanticismo letterario e artistico in Italia e l’occasionale “musicalità” del Manzoni stesso, ecco dunque che il convegno scende a descrivere quel nuovo materiale librettistico e musicale che in un modo o nell’altro i teatri d’opera conobbero, pur sapendo che era impossibile mantenersi all’altezza della fonte. Storica la fonte, storica la derivazione musicale: di qui lo studio passa al concetto e alla prassi del romanzo e del dramma storico negli anni del Manzoni e negli anni successivi, coinvolgendo prosatori che all’epoca ebbero enorme popolarità come Tommaso Grossi, Massimo D’Azeglio, Domenico Guerrazzi, Cesare Cantù e invero molti altri. Con la loro scrittura, in prosa o in verso, andò a gonfie vele anche la musica che ne derivava. Se il Niccolò de’ Lapi di D’Azeglio diede materia ad almeno otto opere, com’è noto l’Assedio di Firenze di Guerrazzi tentò anche Giuseppe Verdi. Ma non c’è solo il melodramma, da considerare: c’è il balletto, l’oggi dimenticatissimo balletto romantico italiano, e c’è la musica applicata, quella della colonna sonora specialmente. Altri spunti, insomma, altre discendenze che il convegno tratterà.
Dolceamaro il fondo, stavolta: lo stesso discorso che s’è fatto per Manzoni e minor colleganza sarà fatto per le letterature straniere. Ma appena appena, perché questo, questo sul serio è un pozzo senza fondo. La grande maggioranza dei melodrammi italiani dell’epoca prende le mosse da oltre i confini, le montagne, i mari. Il Romanticismo è pur sempre un’invenzione dell’Europa centro-nordica, non meridionale, e l’Italia, assidua maestra d’arte e cultura (e canto) per il continente intero, l’ha soprattutto importato. Importato nelle lettere con giganti come Leopardi e Manzoni, e sui palcoscenici d’opera con una lunga suite di musicisti di cui Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi sono le nobili punte, paragonabilissime con Berlioz, Chopin, Schumann, Brahms e impegnate su fonti come Shakespeare, Schiller, Scott, Hugo, Dumas, Scribe e via dicendo con altri autori invero minori e spesso minimi.
Questo che titola Dramma, romanzo e melodramma storico, in definitiva, è un convegno che non ha l’intenzione di buttare in aria la corrente storia della musica, ma solo il desiderio di impinguarla un po’ qua e là, meglio, perché no? incorniciando l’avventura artistica del Manzoni, senza il quale peraltro, mai scordarsene, non esisterebbe una partitura come la Messa di requiem di Verdi. Di Verdi, però, è grazie a un fedele amico di Alessandro come Tommaso che esistono i Lombardi alla prima crociata. Ed Ernani, perché canta l’aria «Come rugiada al cespite / d’un appassito fiore»? e Germont, perché interrompe gli ottonari doppi dell’aria «Di Provenza il mar, il suol» con il quinario «Dio mi guidò!»? Perché, appunto per restare in compagnia di Verdi, nell’Adelchi del Manzoni il secondo coro cantava «Come rugiada al cespite / dell’erba inaridita» e dei nemici e di sé stesso il diacono Martino raccontava «Dio li accecò, Dio mi guidò».

Piero Mioli

21 e 22 maggio 2022 | Convegno a cura di Piero Mioli
Sala Mozart, via Guerrazzi 13

Sabato 21 maggio | LE ARTI
ore 15:30 Inizio dei lavori
Apre, saluta e coordina il presidente Loris Azzaroni
Introduce Jadranka Bentini

Francesca Lui: Rigenerazioni dell’antico: aspetti del Neoclassicismo nelle arti figurative tra Sette e Ottocento
Emilia Di Rocco: Letteratura europea del Neoclassicismo: una mappa dagli indistinti confini [a distanza]
Bruno Capaci: Presente e passato nel Classicismo italiano. Da Giovanni Pindemonte a Foscolo, dalle Ombre napoletane ai Sepolcri
Maria Ida Biggi: “La musica degli occhi”: scenografia neoclassica fra Italia e Russia
Gian Luca Tusini: Un Neoclassicismo artistico-figurativo nel Novecento?

Domenica 22 maggio | LA MUSICA
ore 10:00 Ripresa dei lavori
Coordina e conclude il consigliere e curatore Piero Mioli

Raffaele Milani: L’estetica neoclassica
Carlo Migliaccio: In musica tra Vienna e Parigi
Gianfranco Vinay: «Fu uno sguardo indietro, certamente […] ma fu anche uno sguardo allo specchio». Alle origini del Neoclassicismo stravinskiano
Riccardo Viagrande: In Italia: «qualcosa di nuovo, [...] anzi d’antico» [a distanza]
Daniela Goldin: Un Neoclassicismo musicale nel Settecento?


Concerto o sinfonia?

Pare proprio che “concerto” sia parola derivante dal latino con-certo/con-certare ovvero “combattere con”, anche se a suo tempo si pensò che potesse derivare piuttosto da con-sero/con-serere cioè “intrecciare fra”. Ebbene, questo breve convegno vorrebbe essere un intreccio di vari elementi (di varie voci, perché no?) e non un combattimento, una lotta, una pur metaforica gara al vincente e perdente. Nella sua ormai lunga vita congressuale l’Accademia Filarmonica di Bologna ha spaziato abbastanza, oltre la sua “armonia” fondamentale che è quella sonora e canora: verso la poesia, il teatro, il pensiero, la religione, la filosofia, l’esegesi, la civiltà in genere. Oggi, quello spazio conferma e annette: oltre a tutto ciò, infatti, ecco la new entry dell’arte figurativa, in un contesto certo musicale ma anche variamente artistico. Tema, il Neoclassicismo in genere. Pretesti, questi due: Stravinskij, che visse fra il 1882 e il 1971, e Canova, che visse fra il 1757 e il 1822, figure da ricordare entrambe a 50 e 200 anni dalla morte, l’una nello scorso 2021 e l’altro proprio nel 2022. Slittò, Igor, per gravi ragioni sanitarie, e nonostante le gravissime condizioni geopolitiche si trova oggi a convivere in Accademia con Antonio.

Perché entrambi, pur distanti un centinaio d’anni e molte miglia di monti e mari, sono detti Neoclassici, sono ritenuti alfieri, anche tutti d’un pezzo, del Neoclassicismo. Dunque il momento è buono per riflettere ampiamente e liberamente, consultando le loro persone, attività, sorti e fortune, e intrecciandole (ecco la parola) con le diverse rappresentanze delle lettere italiane e straniere, delle scene e delle scenografie, del disegno e dello scalpello, ovviamente con le arti del canto, del pianoforte, dell’orchestra, del balletto e magari del cinema. Qualche motivo più particolare? gli -ismi, intanto, hanno sempre destato curiosità e perplessità. Questo -ismo stesso, per l’appunto, è straordinariamente divaricato nei tempi e nei luoghi. Quindi comincia, come parola, con quel problematico neo- che allarga ancora la visuale. Romanticismo, Realismo, Simbolismo, ce n’è da vendere. E poi Neogotico, Neobarocco, Neoromantico, ce n’è quasi la liquidare. Non occorre dissipare, però; basta raccogliere e anzi provare a risparmiare. Sarà troppo aristotelica, troppo oraziana questa reductio in unum? Forse. Diceva infatti Antonio Machado, grande poeta spagnolo coetaneo di Igor: «non hay camino, se hace camino al andar». Nella vita, cioè, non ci sono strade già fatte, belle e aperte, pronte a ospitare un camminante; bisogna solo camminare, anche alla cieca, e camminando forse si troverà, forse ci si costruirà la strada.

Il cammino Del Neoclassicismo fra Canova e Stravinskij sta principiando. Quando finirà, con la regolare pubblicazione degli atti come n. 16 della Libreria Filarmonica, l’auspicio è che appaia come un concerto della seconda ipotesi; anzi, meglio, come una placida convivenza di espressioni musicali, una etimologicamente insospettabile sin-fonia.

Piero Mioli

26 settembre 2020 - Giornata di studio a cura di Piero Mioli, dedicata alla figura del grande compositore Ludwig van Beethoven, in occasione del 250° anniversario della nascita. Partecipano: Sandro Cappelletto, Massimo Marino, Federico Fornoni, Anelide Nascimbene, Marco Targa, Giuseppe Rausa, Mariateresa Dellaborra, Marco Brighenti, Gabriele Mendolicchio e Marco Montaguti.


Attorno a Beethoven

Attorno sul serio, stavolta. Capita spesso, nei convegni musicologici e nei volumi d'atti che ne derivano, che un autore venga trattato al centro della sua epoca e quindi contornato da altri autori più o meno contemporanei. Il panorama che ne sorte è certo interessante, ma tende spesso a considerare i nomi e i fenomeni in maniera pressoché parallela, poco tangente e quindi poco significativa. A parte il fatto che Beethoven (1770-1827), il celebrando di questo 2020 nel 250° della nascita, è vissuto nel massimo splendore del Classicismo viennese e ha già meritato, in questo senso, una trattazione larghissima e profondissima, il progetto formulato dalla R. Accademia Filarmonica di Bologna è un altro, tale da intendere la preposizione "attorno" in modo più lungo che largo, più alto che profondo. In sostanza, anche sul principio della grande ricchezza della bibliografia beethoveniana e del suo inarrestabile arricchimento, s'è pensato di individuare qualche titolo, argomento, forma, qualche aspetto più o meno musicale che abbia trovato una presenza, una soluzione, un'affermazione rilevante in Beethoven ma anche in autori precedenti e seguenti, a volte con chiaro riferimento a lui ma a volte, anzi più spesso, in tempi lontani e anche lontani. Ecco dunque aggettivi come eroico e patetico, personaggi come Egmont e Coriolano, forme come la bagatella e il settimino, fenomeni come la caccia, la tempesta, la battaglia o anche la modalità e la tonalità: sono come i soggetti di grandi fughe, che da Beethoven si dipartano per passare a controsoggetti, riprese, modulazioni, parti libere ma sempre in rapporto con il centro. Scontati i sublimi casi beethoveniani, come dimenticare infatti la Chasse dell'Ars Nova, la Guerre di Jannequin, il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, la Leonoradi Mayr e Paër, la Prima in do min. e l'Eroica di Brahms, la Tempesta e la Patetica di Čajkovskij, il Settimino di Stravinskij? Ecco il tema del convegno, degno, è sembrato, di una autentica storia e storiografia musicale. Né mancherà la "scuola" di Beethoven, all'appello rispondendo un nome sempre pronunciato ma assai poco studiato come quello di Carl Czerny. E così la RAF ha già materia per il XV numero della sua Libreria Filarmonica.

5 ottobre 2019 - Giornata di studi a cura di Piero Mioli. Correndo il 150° anniversario della scomparsa di Hector Berlioz (1803-1869), l'Accademia ha pensato di impostare la sua annua giornata di studio su questa figura d'artista in fondo ancora poco popolare in Italia, in particolare su due versanti della sua opera che coinvolgono la penisola oggi come ieri: da un lato il diverso rapporto del maestro con la cronaca, la cultura, la musicalità italiana fra Roma, la Scala, Paganini, i colleghi (anche a teatro, anche a Bologna); dall'altro la fortuna di un'opera e di un suo personaggio-mito speciale, Les Troyens ed Enea tra libretti, musicisti, opere, cantate, tenori, musici fino alla pittura, arte sorella della musica come la poesia.

Partecipano i relatori Olga Visentini, Danilo Prefumo, Giancarlo Landini, Laura Cosso, Nicola Pirrone, Maurizio Modugno, Maurizio Biondi, Sara Dieci, Guglielmo Pianigiani, Jadranka Bentini, Alessandro Nava.

Sabato 6 ottobre 2018 - Giornata di studi “Stabat Mater” e Rossini: prima e dopo a cura di Piero Mioli. Nell'anno che ricorda Rossini al 150° dalla morte (un Rossini, si sa, lungamente vissuto a Bologna), l'Accademia Filarmonica prende spunto dalla prima esecuzione italiana del suo Stabat Mater (Bologna, 1842) per allargare il discorso sul venerabile testo medievale e la sua straordinaria fortuna musicale d'ambito sia liturgico che concertistico. L'argomento, poco presente nella bibliografia generale, permette una panoramica storico-geografica che senza dubbio è molto in linea con la cultura internazionale e per così dire intertemporale della Filarmonica. Le dieci relazioni della giornata spaziano dunque dal Tre al Novecento, dai maestri fiamminghi a quelli napoletani, dall'Ovest all'Est dell'Europa, attorno a un Rossini assai più problematico di quanto si sappia. I relatori: Angelo Rusconi, Pietro Ceccarelli, Antonio Caroccia, Andrea Parisini, Giuseppe Rossi, Reto Müller, Olga Visentini, Giuseppe Martini, Chiara Sirk, Antonio Castronuovo.

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