La storia

Radunare musicisti professionisti "acciò havere filo et unione da non disunirsi e rendere buon suono". Con questo scopo il nobile Vincenzo Maria Carrati fondò nel 1666 l'Accademia Filarmonica di Bologna, utilizzando come sede il palazzo di famiglia (nei primi secoli al piano terra dell'allora via Cartoleria Nuova, ora in gran parte dello stesso palazzo, nell'attuale via Guerrazzi). Quale patrono fu scelto S. Antonio da Padova e come stemma un organo con il motto "Unitate melos", che oggi gli accademici interpretano come “musica nella condivisione”.

L'Accademia si innestava su precedenti esperienze di accademie bolognesi quali quelle dei Floridi, dei Filomusi e dei Filaschisi e assunse fin dall'inizio il profilo di corporazione a salvaguardia del prestigio e della professionalità dei suoi membri. Anche per questo ebbe sempre fra i suoi protettori ufficiali i cardinali di Bologna. Fra i più importanti si segnala Pietro Ottoboni, che, patrono delle arti e della musica, fu ringraziato dagli accademici con solenni cerimonie.

Egli si adoperò anche per ottenere l'importante conferma dello statuto accademico da parte del papa Clemente XI, avvenuta nel 1716. L'Accademia esercitò in pratica il controllo sulla musica nelle chiese bolognesi, grazie anche all'estensione del privilegio di autorizzare la professione di maestro di cappella, fino ad allora concesso dal papa solo alla Congregazione dei Musici di S. Cecilia di Roma (breve di Benedetto XIV del 22 febbraio 1749). Il decreto fu accolto da tutti gli Accademici nell' assemblea del 13 marzo 1749 e festeggiato poi con pubbliche manifestazioni musicali. Dopo l'unità d'Italia, l'Accademia ottenne l'approvazione degli attuali statuti e si trasformò in Regia Accademia Filarmonica di Bologna (R. Decreto 3 febbraio 1881).

Sin dal primo anno di attività aderirono all'Accademia una cinquantina di musicisti, per lo più bolognesi o provenienti dal centro Italia. Tra questi ricordiamo Agostino Filippuzzi, Giulio Cesare Aresti, Giovanni Paolo Colonna, Pietro degli Antoni, Giuseppe Felice Tosi, Giovanni Battista Vitali ossia alcuni tra i più eminenti musicisti del secolo, attivi nella stessa basilica di S. Petronio di Bologna, o presso il duca di Modena.

Negli anni immediatamente seguenti vi aderirono altri musicisti, che erano o sarebbero presto divenuti di rinomanza internazionale, come Arcangelo Corelli, Giovanni Battista Bassani, Giuseppe Torelli, Giovanni Bononcini e molti altri.

Gli Accademici, che si distinguevano nelle tre classi di Compositori, Cantanti e Suonatori - alle quali si è aggiunta nel tempo quella dei Musicologi - si ritrovavano settimanalmente in quella che oggi è la sala da concerto dell'Accademia, la Sala Mozart. In questa sala, all'epoca di dimensioni più ridotte dell'attuale, si svolgevano anche gli esami per accedere alla classe dei compositori. Le riunioni prevedevano l'esecuzione di brani originali, sui quali si tenevano anche discussioni di ordine teorico. Nella sala si suonavano vari strumenti ad arco ed a fiato, parte dei quali ancora conservati nel Museo dell'Accademia, al secondo piano del palazzo, e il prezioso organo Traeri, donato dal conte Carrati nel 1673, ancora in uso oggi nella Sala Rossini.

Ogni anno, per disposizione del fondatore, venivano celebrati una messa e un vespro solenni in onore del Santo protettore con il concorso di tutti gli accademici presenti in città e di eventuali ospiti forestieri. Queste celebrazioni furono nei primi anni tenute in varie chiese cittadine, S. Maria dei Servi, San Domenico, San Giovanni in Monte, San Salvatore, San Martino maggiore e San Francesco; dal 1675, per disposizione testamentaria di Carrati, sempre in San Giovanni in Monte. Alle celebrazioni annuali si esibivano organici ragguardevoli, che potevano raggiungere anche il centinaio di esecutori. Di queste feste esistono numerose testimonianze fra cui quella dell'inglese Charles Burney, celebre musicografo e viaggiatore inglese, che visitò Bologna nel 1770, anno in cui Mozart divenne accademico: 

Il motivo per cui ero stato indotto a rinviare la mia partenza era una specie di gara di abilità tra i compositori di questa città, membri della celebre Società Filarmonica, fondata nel 1666. Il 30 agosto ha luogo, mattino e sera, la pubblica esecuzione annuale, nella chiesa di S. Giovanni in Monte ...L'orchestra era assai numerosa, composta di circa cento esecutori, tra voci e strumenti. Vi sono nella chiesa due grandi organi, uno ad ogni lato del coro; ed oltre a questi ne fu aggiunto per l'occasione uno più piccolo di fronte, proprio alle spalle del compositore e dei cantanti. Gli esecutori stavano in una galleria che formava un semicerchio intorno al coro...La musica aveva un carattere grave e maestoso...

Benedetto Marcello ritratto da Vincenzo Roscioni - Questa immagine è resa disponibile dalla biblioteca digitale Gallica con il numero identificativo di btv1b8426535d/f1.item, Pubblico dominio

L'Accademia Filarmonica era spesso chiamata a fornire pareri tecnico-musicali e, per la sua indiscussa autorità in questo campo, fu sempre un' ambita meta professionale. Benedetto Marcello, il 10 ottobre 1710, faceva rispettosa richiesta di aggregazione rivolgendosi al Definitore Giacomo Antonio Perti, presentando a tale scopo una sua composizione (una Messa a Cappella composta per Papa Clemente XI) con preghiera di "farla vedere a questi virtuosi Maestri Accademici perché si compiacciano compatirla e riceverla in dono, se mi accettano loro benché inutile compositore". Scusandosi per alcune licenze introdotte nel contrappunto, il compositore veneziano si affidava comunque al giudizio degli accademici bolognesi: "... tutte queste cose ho detto per mia quiete, e s'intende tutte sottomesse ai riflessi dei Signori accademici, i quali prego a volermi amorosamente correggere".

Ricorrevano all'Accademia Filarmonica anche autorità superiori, per ottenere pareri circa l'applicazione di decreti in materia di arte musicale: così il cardinale Alessandro Albini, Prefetto e Protettore della cappella musicale pontificia in Roma, si rivolse a Giovanni Battista Martini, nuovo Definitore Perpetuo dell'Accademia, per avere il suo parere su alcuni decreti riguardanti l'organizzazione della cappella romana (1761).

Carlo Broschi detto il Farinelli ritratto da Jacopo Amigoni - Google Cultural Institute, zoom level maximum, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29823453

Le aggregazioni del cantante Carlo Broschi detto il Farinelli (1730) e del famoso erudito e, compositore padre Giovanni Battista Martini (1758) rappresentano simbolicamente e culturalmente buona parte della storia della Filarmonica di Bologna nella seconda metà del XVIII secolo. Il riconoscimento dato al più celebre cantante d'opera del secolo testimonia infatti anche del prestigio raggiunto dall'istituzione. La definizione di precise regole compositive per la musica sacra e la formazione di una solida tradizione di studi storici e teorici, anche tramite la raccolta di una notevole biblioteca musicale, collegabili direttamente al padre Martini ed alla sua scuola, danno invece la misura dell’importanza della vita musicale ed artistica che ruotava intorno all'Accademia bolognese.

La fama dell'Accademia varcò presto i confini cittadini e nazionali ed il numero di aspiranti al grado di Maestro compositore crebbe notevolmente. Oltre a compositori stranieri quali il francese Gretry e il boemo Myslivecek, anche il giovane Mozart richiese l'ambita patente accademica: accompagnato dal padre Leopold, Mozart giunse a Bologna nel 1770, ospite del feldmaresciallo conte Gian Luca Pallavicini, per addestrarsi sotto la guida di padre Martini nella composizione contrappuntistica sopra "un'antifona di canto fermo", tassativamente prescritta per conseguire il fatidico diploma.

Mozart lo ottenne il 9 ottobre 1770 e fu aggregato "alla forastiera" (cioè come membro non residente in Bologna e quindi non soggetto a particolari obblighi). La composizione del giovane Mozart è conservata nell'archivio dell'Accademia, ma esiste anche un’altra versione - sempre autografa - giudicata scorretta da padre Martini e conservata al Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna: Martini passò dunque una sua rielaborazione a Mozart, il quale, in sede di esame, la ricopiò fedelmente e poi la consegnò. L'Accademia comunque, fiera di poter annoverare tra i suoi aggregati anche il grande salisburghese, nel dicembre 1884 gli intitolò la propria sala da concerto.

Nel 1798 il Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina decretò la consegna alla Deputazione dell'Accademia Filarmonica di tutti gli oggetti e cimeli di musica risparmiati dall'avocazione ai beni nazionali, per essere custoditi nei locali del soppresso convento degli Agostiniani di S. Giacomo maggiore (ora sede del Conservatorio Musicale). All'Accademia Filarmonica fu inoltre commissionato un piano di pubblica istruzione che venne approvato dal Consiglio Comunale di Bologna nelle sedute del 26 e 28 aprile 1804. In questo modo la secolare Accademia si eresse a scuola per il pubblico insegnamento della musica. Così il 30 novembre 1804, nei locali dell'ex convento, si diede solenne apertura al Liceo Filarmonico. Erano gli anni in cui padre Stanislao Mattei, successore del Martini nella scuola di composizione, formava numerosi allievi, tra i quali si ricordano G. Donizetti, F. Morlacchi, G. Pacini ed il giovane Rossini, aggregato all'Accademia una prima volta nel 1806 come cantante, a soli quindici anni. Successivamente, varie difficoltà sorte nella gestione del Liceo tra maestri filarmonici ed esterni all'istituzione portarono ad una definitiva distinzione di ruoli tra Accademia e attività didattiche, sfociata nella creazione dell'attuale Conservatorio Statale "G.B. Martini".

Durante l’Ottocento l'istituzione accentuò i suoi caratteri di sodalizio onorifico, aggregando artisti di chiara fama (cantanti come la Colbran, la Malibran, la Pasta, Crescentini, Rubini, Velluti, Donzelli, compositori come Rolla, Meyerbeer, Mercadante, Paganini).

Nello stesso tempo, grazie all’impegno di alcuni soci, primo fra tutti l'abate Masseangelo Masseangeli, si arricchì di importanti lasciti, donazioni e fondi musicali, che ancora oggi costituiscono, insieme ad altre partiture e a documenti più antichi, un prezioso patrimonio documentario. Non va dimenticato che alcuni fra i più noti musicologi dell'Ottocento, come Luigi Torchi, Gaetano Gaspari e Federico Parisini, fecero parte dell'Accademia e ne curarono e studiarono il patrimonio con competenza.

La vita dell’istituzione si intreccia così strettamente con le vicende musicali nazionali ed internazionali: basti pensare alle aggregazioni di artisti legati al mondo dell’opera - Rossini (dal 1826 anche come compositore onorario), Päer, Verdi, Boito, Wagner, Puccini - e a quelle, significativamente connesse con il nuovo impulso per l’arte strumentale, di Liszt, Brahms, Martucci, Sgambati, Busoni, Bossi, con gli importanti precedenti di Field e Golinelli. Anche queste aggregazioni hanno lasciato tracce importanti nei documenti musicali e d’archivio dell’Accademia.

Gioacchino Rossini ritratto da Étienne Carjat nel 1865

Il musicista ebbe con Bologna e con la Filarmonica un rapporto fecondo e duraturo. Lo stesso padre, il cornista Giuseppe Rossini di Lugo, era stato ammesso all'Accademia come Suonatore nel 1801. Il giovane Gioacchino aveva iniziato lo studio della composizione con l'accademico Angelo Tesei, per poi continuarli con il famoso accademico padre Mattei, per essere ammesso quindicenne alla Filarmonica dapprima come cantante (1806), quindi come Maestro onorario (1826). A quell'epoca Rossini viveva a Parigi, ma dal 1830 (anno in cui l'Accademia lo nominò tesoriere) iniziò il trasferimento a Bologna, dove risiedette stabilmente dal 1838 al 1848. La sua presenza in città comportò un maggior impegno anche in l'Accademia, che lo passò fra i Numerari (cioè i soci con diritto di voto e cariche) e lo elesse anche Presidente (1852). Da Firenze, ove nel frattempo si era trasferito, Rossini tuttavia rinunciava per motivi di salute. Nel decennio bolognese e anche dopo, comunque, numerose sono le testimonianze e le attività di Rossini in favore della vita musicale cittadina: dalla Consulenza onoraria al Liceo Musicale (1839) all'esecuzione del suo Stabat Mater all'Archiginnasio con la direzione di G. Donizetti e del Requiem di Mozart sotto la sua (1843). Quest'ultime furono iniziative benefiche volte a creare una Cassa di mutuo soccorso per i filarmonici bisognosi, primo passo verso la fondazione dell'Istituzione Rossini (1877), che anche grazie all'Accademia Filarmonica svolse un' importante funzione di sussidio e di promozione musicale, stabilendo la sua sede presso l'Accademia, ove è tuttora attiva. L'Accademia conserva vari cimeli rossiniani, tra i quali uno scriviritto, una stampa con dedica autografa e inoltre lettere ed autografi musicali. Tra questi va sottolineata la presenza eccezionale del manoscritto in gran parte autografo della Cenerentola (Roma, Teatro Valle 1817). L'Accademia conserva anche un disegno a matita di G. Doré che ritrae il musicista in punto di morte, donato dall'artista a Domenico Liverani, accademico e grande amico di Rossini. Il 9 dicembre 1868 nella più fedele delle tradizioni accademiche, in San Giovanni in Monte i Filarmonici, in onore dell'illustre Socio defunto, eseguirono una Messa da Requiem da loro composta.

Richard Wagner (Franz Hanfstaengl, 1871)

Attenta all'eccellenza in campo musicale l'Accademia non poteva non accogliere fra i propri Maestri Onorari le due personalità che più segnarono il secolo, anche se profondamente diverse tra loro: Giuseppe Verdi, come il più grande operista italiano, il più popolare, artista-simbolo della grande melodia e della potenza drammatica (aggregato nel 1868), e Richard Wagner, il musicista-poeta tedesco che più rappresentò la temperie romantica portata alle estreme conseguenze, creatore di impegnative opere in cui si fonde parola, musica e rappresentazione scenica (aggregato nel 1876). Ad ambedue questi grandi soci l'Accademia si ritrovò legata per motivi particolari: a Verdi, che, appena eletto accademico, sollecitò il proprio presidente a dare vita al progetto di una grande messa in suffragio di Rossini, morto proprio in quell'anno, affidando la composizione delle varie parti ad altrettanti musicisti, con solenne esecuzione a Bologna nella basilica di San Petronio. Per questo primo progetto, che non venne realizzato, Verdi scrisse il Libera me, successivamente rielaborato e posto a conclusione della propria Messa da requiem scritta ed eseguita per la morte di Alessandro Manzoni (Milano, San Marco, 1874). Di Wagner Bologna fu la prima città italiana ad apprezzare e rappresentare le opere (Lohengrin,1871 e Tannhäuser, 1872). L'Accademia, dunque, che rappresentava l'istituzione più influente di questo attento ambiente culturale e musicale, diede il primo riconoscimento italiano alla genialità wagneriana.

Giacomo Puccini (1908, A. Dupont)

L'aggregazione di Giacomo Puccini (1899), è uno dei più significativi omaggi dell'antica istituzione bolognese alle grandi personalità di un secolo che si va chiudendo, ma assume anche un alto valore simbolico della funzione e della vitalità dell'istituto. La famiglia Puccini non era sconosciuta agli annali accademici, dal momento che già in passato erano stati aggregati, con esame, Giacomo (1743), Antonio (1771) e Domenico (?) Puccini, maestri di cappella lucchesi. Ma è certo con l'onorificenza data al loro più celebre discendente, il creatore di Bohème, e di tante altre pagine operistiche che avevano saputo rinnovare, senza abbandonarne lo spirito, il melodramma italiano, che l'Accademia mostra ancora una volta di tener fede al proprio prestigio. Un'attenzione, quella dell'Accademia per Giacomo Puccini, che molti anni dopo, scomparso il grande musicista, si sarebbe rivelata provvidenziale: nella convulsione degli eventi bellici della primavera del 1945, un fascicolo di appunti autografi di Madama Butterfly di importanza eccezionale venne fortunosamente salvato e dato in custodia all'Accademia, che tuttora li conserva.

La prima parte del nuovo secolo vede l'Accademia favorire la nascita del celebre Quartetto bolognese, e, sotto la presidenza di Amleto Zecchi, di una vivace attività concertistica. Continua anche la funzione di riconoscimento onorifico delle grandi personalità contemporanee: nella stessa seduta (1925), la Filarmonica aggrega honoris causa i più illustri operisti del momento: Pietro Mascagni, Umberto Giordano e Riccardo Zandonai. La storia novecentesca è anche segnata, nel secondo dopoguerra, dall’apertura di un importante capitolo di rapporti scientifico-musicologici con il mondo universitario bolognese, italiano ed internazionale: questa collaborazione, avviata con le celebrazioni del tricentenario (1966), si deve soprattutto all’iniziativa di Giuseppe Vecchi, sotto la cui tutela il patrimonio archivistico e bibliografico accademico ha ricevuto un adeguato scandaglio storico ed una inventariazione pressoché completa. Le attività di rilancio del secondo dopoguerra, integrate con l'intensa attività concertistica, sono il risultato dell’impegno dei vari presidenti, tra i quali Franco Alfano, Luigi Ferrari-Trecate, Pietro Montani, Sergiu Celibidache, Benedetto Mazzacurati, Laszlo Spezzaferri, Ettore Campogalliani, Franco Mannino, Fulvio Angius. Attualmente l'Accademia, oltre ad aggregare nelle varie discipline musicali nuovi accademici, sempre tramite esami volti ad attestare competenze di livello superiore, prosegue nel suo ruolo di testimonianza e certificazione di eccellenza nel campo musicale, tramite aggregazioni honoris causa dei più bei nomi del mondo musicale e musicologico internazionale. Tra essi figurano ad esempio quelli di Ruggero Raimondi, Mirella Freni, Nicolai Ghiaurov, Nino Pirrotta, Luciano Berio, Claudio Abbado, Riccardo Muti e tante altre illustri personalità.

Nell'accedere oggi alle preziose sale dello storico palazzo della Filarmonica, il visitatore si trova immerso in un'ammaliante atmosfera musicale, ascoltando concerti di prestigiosi interpreti nella sala Mozart, ammirando quadri, strumenti e cimeli musicali nelle Sale Carrati, ma anche un po' ovunque nel dedalo di sale e salette, negli uffici come nella biblioteca e nelle aule didattiche. All’attività concertistica, alla ricerca e alla valorizzazione del proprio patrimonio musicale ed architettonico, l’Accademia Filarmonica unisce oggi un originale impegno nel settore del perfezionamento artistico, mediante l'organizzazione di masterclass con docenti di alto livello. Nella prospettiva di una sempre più fattiva relazione con la città di Bologna, con gli enti pubblici e le istituzioni musicali nazionali ed internazionali, anche l'Accademia Filarmonica apre le sue porte, per farsi conoscere, ma anche per offrire le sue testimonianze, l'opportunità di approfondire l'arte musicale e la sua storia, o semplicemente di apprezzarne la bellezza, respirandola in una delle sue dimore più illustri.

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